I problemi dei mass media?

Throw Away Your Television Dalle pagine di questo blog, capita spesso di leggere poco costruttive ed a volte incivili invettive contro i giornalisti. Sono però anni che mi dico che dovrei fermarmi un attimo a riflettere sui meccanismi che portano a questi risultati cosi, a mio avviso, scarsi e deludenti. Il problema è che non essendo vicino a nessun giornalista in particolare, fatico molto a comprendere parte dei meccanismi (e sicuramente ce ne sono) che governano la produzione dei giornalisti (i loro articoli) e ne determinano la qualità; su questo specifico aspetto, lancio un appello: se qualcuno di voi, miei pochi miseri lettori, è o conosce un giornalista disposto a fare quattro chiacchiere sull’argomento con il sottoscritto davanti ad una buona birra, sarei veramente felice di potergliela offrire (astenersi perditempo :P).

In ogni caso, il principale problema dei mass media per quel che riguarda le tematiche che vengono trattate e lo spazio che si va assegnando loro, secondo il mio modesto parere, è quello di dover rispecchiare la società alla quale si relazionano.
Se il pubblico della televisione vuole vedere il Grande Fratello, beh è quello che andrà in onda. Se il pubblico vuole avere notizie sull’ultima trombata della velina, o un approfondimento di 2 ore sul perché quel singolo episodio fosse fuorigioco o meno, allora la televisione si adatterà e provvederà a trasmettere quello che il pubblico chiede.
Un discorso analogo, naturalmente, vale per i mass media su carta stampata: viene dato maggior risalto alle notizie che in qualche modo fanno vendere più copie (anche se in questo caso c’è la forte concorrenza dei giornali scandalistici a ridurre il capo dei temi trattabili “con successo”).

Rimane il problema di comprendere con quali sistemi viene valutato il “volere del pubblico”: l’auditel e la statistica sono ancora dei parametri applicabili e veritieri? Il successo di La7 (che è particolarmente attenta al livello culturale dei suoi “prodotti”) e l’incremento recente dello share di Rai3 rispetto alle altre emittenti statali, dice che forse cosi non è…

Tutto sembrerebbe quindi legato irrimediabilmente alla pubblicità: i giornali e la televisione si sostentano con i proventi della pubblicità, e quindi i loro guadagni sono strettamente vincolati allo share, non alla qualità dei programmi. Non è proprio possibile formulare una controproposta economica che porti all’indipendenza delle redazioni dai problemi prettamente economici? Ad esempio, degli stanziamenti statali per le 5 reti che producono programmi di qualità migliore (rimane ovviamente da definire, e non è poco, cosa sia migliore)?

Oltre a questo problema, quello della tipologia degli argomenti trattati e del peso che viene dato loro sul palinsesto (contiamo che trasmissioni come Voyager o L’Isole dei Famosi hanno pero maggiore di Report o Geo&Geo, in palinsesto), rimane il problema delle notizie gonfiate, della continua e pressante ricerca dello scoop a tutti i costi, anche a costo di mentire, di parlare a metà, di non essere precisi e veritieri, ma in questo caso, gli unici che possono fare qualcosa, sono i giornalisti stessi, quindi non posso che fare appello alla loro coscienza.

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2 pensieri su “I problemi dei mass media?

  1. ramsesoriginal

    Vado di fretta, quindi rispondo corto:
    non conosco un “giornalista” fatto e finito, ma un mio amico (se non ricordo ale) sta studiando giornalismo. Mi metteró in contatto.
    Invece vorrei solo chiedere un chiarimento: tu dici che i giornali “vivono” di pubblicitá. Io finora ho sempre sentito che vivessero dei contributi statli, e che la pubblicitá “arrotonda solo la paga”. Mi sbaglio?

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  2. alt-os Autore articolo

    Probabilmente è più vero per la televisione, dove i contributi sono inferiori. Non ho però idea di quali siano le cifre in ballo, ma la pubblicità è un fattore comunque importante…
    Anche per chiarire questi punti mi piacerebbe riuscire a parlare con un volenteroso giornalista di una qualche grossa testata… di giornalisti tecnici ne conosco parecchi, ma gente del Corriere o di Repubblica, gente che è “del giro”, no 🙂

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