Agatha Christie è senza ombra di dubbio una delle migliori gialliste di tutti i tempi. “Assassinio sull’Orient Express”, poi è da considerarsi uno dei suoi maggiori capolavori, uno dei gialli più belli ed illuminati della storia della letteratura, non solo per quanto riguarda i gialli, ma anche per quanto riguarda l’accuratissima ambientazione storica che il libro propone.
L’unica pecca che riesco a trovare, nel complesso, è proprio nel finale: sono sicuro che rileggendo il libro tra qualche ora, riuscirei a districare gli indizi da quel marasma di informazioni che la Chirstie propina al lettore lungo tutto il libro, ed a farmi un’idea di qualche possibile assassino. Ma un finale come quello che propone la Chirstie, mi sembra un po’ troppo… come dire… “comodo”.
Assolutamente da riportare un breve passaggio, in cui a mio avviso la Christie ha un guizzo di autocompiacimento. A pagina 204, possiamo leggere:
– Questo è il più strabiliante di qualsiasi romanzo poliziesco che abbia mai letto – osservò il dottor Constantine.
– Parole sacrosante, dottore, davvero! – Convenne Bouc.
Assolutamente fantastico. Un’uscita brillante che mi sarei aspettato, forse, solo da Hitchcok.