A volte ci si trova a dover far fronte a situazioni davvero paradossali. Siamo ormai tutti a conoscenza dei problemi di lavoro che ci sono in Italia. Problemi che non coinvolgono solamente i giovani, ma che li riguardano in modo particolare.
Mi sono sempre considerato piuttosto fortunato da questo punto di vista. Anche se questo ha portato a sacrificare più che abbondantemente l’impegno universitario, ho avuto la fortuna di trovare sempre lavoro al primo colpo, con lavori meno stimolanti dal punto di vista intellettuale ma utili alla comprensione di cosa significhi “farsi un culo quadro per due soldi” (come lavorare da McDonald’s), e con lavori molto più interessanti, stimolanti e gratificanti, come quello che svolgo al momento.
Questo già mi colloca una spanna sopra i miei coetanei nella scala della fortuna lavorativa: non saprei elencare più di una decina di miei coetanei che abbiano la fortuna di fare un lavoro che gli piace, attinente con i loro interessi, ben retribuito, flessibile all’inverosimile, in regola ed a tempo indeterminato, come invece capita a me.
Ma a quanto pare non era sufficiente. Di ritorno dall’End Summer Camp, sono stato contattato da un’azienda del campo dell’Entertainment, che su indicazione di un mio conoscente (che non mi sarei mai aspettato portasse tanta stima del sottoscritto) mi ha proposto un impiego da responsabile tecnico. Il mio ruolo avrebbe dovuto essere quello di tramite tecnico tra il consiglio d’amministrazione della società e gli sviluppatori, per tradurre le richieste del primo in qualcosa di comprensibile ai secondi.
La proposta era allettante, anche se non abbiamo avuto tempo di entrare nei dettagli economici. Per la cronaca, ho rifiutato l’offerta, perchè serviva un impegno a tempo pieno che in questo momento non rientra tra le mie possibilità/volontà. Ma la considerazione è un’altra: che cosa porta me a ricevere offerte di questo calibro, e gli altri miei coetanei a lavorare nei call-center? E’ davvero solo fortuna?