Sono recentemente stato in Belgio, a Bruxelles. Ho vissuto nel capoluogo belga per quasi 2 anni, ma ci sono dovuto tornare armato di macchina fotografica e tempo a disposizione, dopo 5 anni passati in Italia, per rendermi conto ed essere in grado di individuare alcune visibili differenze che passano tra Bruxelles e Milano (o tra il Belgio e l’Italia, non cambia molto).
Molte di queste differenze in realtà, si avvertono immediatamente, a pelle. Altre, bisogna andarle a cercare, ma tutte rendono la vita di Bruxelles drasticamente diversa da quella milanese (questo non significa che sia automaticamente migliore). Cito in ordine assolutamente casuale.
Le tessere telefoniche prepagate
In Belgio, per l’acquisto di una tessera telefonica prepagata, non è richiesto alcun documento d’identità. Si entra in un’edicola, o in un negozio di telefonia, si pagano i 20 euro della SIM (che comprende un traffico di 20 euro) e si esce, con la SIM pronta per l’attivazione. A noi italiani questo potrà far venire la pelle d’oca, abituati come siamo al fatto che tutto debba essere controllato e monitorato. Inoltre, sono ormai anni che in Belgio non esistono costi di ricarica (almeno 7 anni, per esperienza personale), mentre in Italia questo avviene (con notevole clamore) da pochi mesi soltanto. In compenso, i costi delle telefonate sono più alti in Belgio che in Italia.
Bruxelles è una città decisamente pulita. Sia acusticamente che fisicamente parlando. Per le strade non ci sono cartacce (o non in quantità evidente, sarà per la massiccia presenza di cestini dove buttarle o per la “civiltà” degli abitanti?), e c’è un tale silenzio che è possibile sentire il rumore dei propri passi sul marciapiedi.
Il paesaggio cittadino
Può sembrare una cosa futile, ma un”paesaggio cittadino” ben curato è fondamentale nella vivibilità di una città. A Bruxelles tutte le aiuole degli spartitraffico sono pulite e l’erba tagliata bassa, le case sono basse, lasciando spazio ad un’ampio scorcio di cielo, su ogni marciapiede (e non serve allontanarsi molto dal centro) sono piantate file di alberi (sempre ben potati), che forniscono ombra e un tocco di verde che a Milano decisamente manca.
Non sono tutte rose e fiori: per strada
Una buona parte dei belgi non è assolutamente in grado di guidare. Tenendo presente che la patente non è più un diritto da meno di 50 anni, io mi sono trovato di fronte alla Gare du Midi con un tizio fermo nel bel mezzo della strada, senza neppure le quattro frecce accese, che bloccava completamente il traffico. C’è voluto l’intervento di due polizziotti di passaggio per convincerlo a spostare la sua autovettura, mentre alle sue spalle s’era formata una coda di quasi 200 metri.
Inoltre per noi italiani, abituati al fatto che tutte le precedenze (o quasi) siano segnalate con segnaletica orizzontale e verticale, ci troviamo spaesati in una città dove non ci sono (o quasi) indicazioni di precedenza e vale la regola del “precedenza a destra a tutti i costi”, anche la dove una stradina secondaria si immette in un vialone a 4 corsie; e la cosa bella è che i belgi applicano alla lettera questo principio, a costo di rimetterci la fiancata della propria autovettura. Contenti loro…
Non sono tutte rose e fiori: tra belgi
Uno dei maggiori problemi attuali del Belgio, è sicuramente la difficile convivenza tra fiamminghi e valloni. Gli uni parlano un dialetto olandese, gli altri una variante del francese, ma entrambi si detestano cordialmente (e anche non). Bruxelles, che si trova in una regione a se stante (Bruxelles-Capitale), è esattamente al centro dei due fuochi, al punto che tutti i cartelli, in città, vengono riportati nelle due lingue. Non appena però ci si sposta leggermente più a nord, o più a sud, improvvisamente la gente finge di non capire gli “scomodi cugini”, al punto che se si parla decentemente il francese (con una buona pronuncia), si fatica non poco a farsi ascoltare nelle Fiandre, e si ottiene ascolto solamente una volta che si è chiarita la propria origine. La poca tolleranza è piuttosto sentita nel paese, e ci si rende conto piuttosto rapidamente di ciò, seguendo minimamente le vicissitudini politiche del piccolo stato europeo (ad esempio la questione dell’aeroporto vallone di Charleroi, che si contrappone a quello fiammingo di Zaventem).
Naturalmente le differenze non finiscono qui. Ci sarebbe da parlare della birra, dell’integrazione sociale piu che riuscita nella capitale belga, dell’indole riservata dei cittadini belgi, ma a poco servirebbe elencare tutto. Il mio consiglio, per quel che può valere, è quello di farci un giro, e vivere sulla propria pelle l’esperienza di un paese diverso, magari anche solo per qualche settimana. Aiuta, spesso, a non disprezzare cosi tanto il nostro “bel paese”…
Ti ringrazio per questo bel ritratto di una città che amo molto. Ti dirò che, da quando sono stato riprese da due poliziotti a Grimbergen, a cui volevo chiedere un’informazione senza sapere dell’esistenza della frontiera linguistica (era il mio primo viaggio), nelle Fiandre parlo solo in inglese o nel mio misero tedesco.