Un’altra Columbine, 8 anni dopo

norris_hall.jpg33 morti (compreso il killer) ufficialmente. 15 feriti, ufficialmente. In realtà a morire o a restare gravemente feriti, ieri mattina presso il campus universitario di Blacksburg, sono gli Stati Uniti d’America stessi.

La strage di del 1999 aveva lasciato tutti sotto chock, con quei 13 morti per mano di alcuni loro compagni. Aveva soprattutto stupito l’inutilità di quegli omicidi: mancanza di integrazione sociale (si, non si riferisce solo agli extracomunitari come vorrebbero far credere in Italia), situazioni lasciate marcire, odio, bisogno di sfogo. Si era aperto un dibattito, sull’uso delle armi, che negli USA si possono acquistare praticamente al supermercato. Dibattito lungo ed intenso, che aveva persino portato il famoso regista Michel Moore a realizzare un film sull’argomento, “Bowling for Columbine”. Dibattito, eppure, inutile, perchè ieri un ragazzo di 20 anni ha potuto prendere le sue due armi semiautomatiche, e andaresene in giro per il campus della Virginia per praticamente 2 ore, sparando ai passanti ed organizzando vere e proprie esecuzioni sommarie, con tanto di “prigionieri” allineati contro i muri e “giustiziati”.

C’è anche spazio per le recriminazioni. Dopo i primi 2 omicidi, sono passate quasi 2 ore prima che il killer riprendesse la mattanza. Due ore durante le quali è sfuggito alla polizia (ormai sul luogo del delitto), spostandosi da un capo all’altro del campus. Due ore durante le quali si sarebbe potuto evaquare il campus, per salvare delle vite. Invece, un duplice omicidio in un dormitorio, deve essere una cosa normale negli USA, al punto che si pensa ad un “caso isolato” e quindi ad intervenire su un unico edificio.

Oggi, il giorno dopo, a mente fredda, il presidente degli USA Geroge W. Bush dichiara che è necessario ribadire il “diritto di possedere armi”, pur nei limiti previsti dalla legge. A questo punto io mi chiedo cos’abbia imparato l’America (gli USA) da Columbine, e cosa imparerà da Blacksbourg (che diventerà inevitabilmente famosa e ricordata per anni per questo drammatico episodio). E la risposta, purtroppo, è li, ben visibile, quasi palese: nulla.

Il diritto alle armi. Il diritto di uccidere. Il diritto di esportare la democrazia. Il diritto alla giustizia sommaria. La pena di morte. Il diritto alla violenza.

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2 pensieri su “Un’altra Columbine, 8 anni dopo

  1. k22

    Mhmh non sono completamente d’accordo con te per alcune ragioni anche se sono d’accordo sul fatto che gli Americani non imparano mai dai propri errori.
    (scusa se faccio per punti ma risulta più facile)

    Dopo i primi 2 omicidi, sono passate quasi 2 ore prima che il killer riprendesse la mattanza. Due ore durante le quali è sfuggito alla polizia (ormai sul luogo del delitto), spostandosi da un capo all’altro del campus. Due ore durante le quali si sarebbe potuto evaquare il campus, per salvare delle vite. Invece, un duplice omicidio in un dormitorio, deve essere una cosa normale negli USA, al punto che si pensa ad un “caso isolato” e quindi ad intervenire su un unico edificio.

    1)Mhmh la polizia credeva fosse un colpo partito per errore durante una lite e prima che una completa evacuazione(di 26.000 studenti + personale) abbia inizio ci vuole del tempo(con il rischio di far fuggire quello che aveva sparato il primo colpo per “errore”)
    2)Nelle scuole(e credo anche negli uffici) in America esiste una procedura chiamata Lock-Down nel caso ci sia un criminale armato che si aggira per campus/scuola. Può sembrare paradossale ma ci sono spesso delle esercitazioni(ne facevo una ogni due mesi) e la gente dovrebbe essere preparata a chiudersi ermeticamente dentro in pochissimo tempo(qua sicuramente c’è stato qualche errore….sono d’accordo).
    Il problema è che il pazzo non solo ha sfondato la porta della Aula Magna(così ho letto) ma si è barricato dentro cominciando una esecuzione.

    Il punto a cui voglio arrivare è molto semplice: la polizia, la legge, le regole, le esercitazioni, i giubbotti in kevlar o le porte da 40cm di piombo non possono fermare un società malata alla radice. In Canada è altrettanto facile avere un’arma(escludendo quelle proibite) quanto in America(nella maggioranza degli Stati). Il problema non è avere o non avere armi, ma avere dei disadattati-mentalmente instabili in una percentuale nettamente più alta rispetto al resto del mondo. In America ci sono manicomi minorili dove i genitori e addirittura le scuole possono mandare i ragazzi “con dei problemi”. Non sono le armi a creare problemi(pur essendo io contro il loro possesso) sono i ragazzi, la società e gli Americani. Fra 3 anni(o forse meno)? Un’altra strage indipendentemente dai provvedimenti che prenderanno contro il possesso di armi.(IMHO)
    ‘njoy

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  2. alt-os Autore articolo

    Condivido tutto. Si tratta di elementi che contribuiscono a creare una situazione critica. In Canada non ci sono disadattati che sparano (non come negli USA, pare), se non avessero un’arma non potrebbero neppure farlo (non cosi almeno).

    Facile recriminare dopo, facile sollevare problemi. Convengo. Qualcosa non ha funzionato. Ma non solo non ha funzionato a Blacksburg (come dicevo). Non ha funzionato in tutti gli USA. C’è un problema alla radice. Hai ragione.

    E temo non coinvolga i soli USA…

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