Rieccoci all’appuntamento serale con il tè. L’ora è quasi sempre la stessa (dovrei andare a dormire prima, eh?), ed il tè che abbiamo provato questa sera è un tè verde, mescolato a foglie di menta.
L’ho acquistato a prezzo davvero modico (ho comprato 3 varietà diverse di tè, per un totale di 200gr ed ho speso appena 13 euro) questa mattina, in compagnia di Corrado, presso “La Teiera Eclettica“, a Milano, tra corso Buens Aires e viale Abruzzi (Piazzale Bacone 2, l’indirizzo preciso). Si tratta del posto che Corrado mi aveva indicato negli ultimi giorni. E’ un piccolo negozio, molto ben fornito, e la cui commessa si è dimostrata davvero gentile e competente (arrivando a suggerirmi un paio di blend a cui non avevo pensato). Ci tornerò sicuramente, anche perchè ho bisogno di comprarmi una teiera decente, visto che la mia fidata comincia a lasciar colare prezioso liquido lungo il beccuccio…
Purtroppo non ho la più pallida idea della tipologia di tè verde che è stato mescolato alla menta, quindi non potrò dilungarmi eccessivamente sulla realtà geografica di questo giardino, e non potrò quindi che concentrarmi sulle caratteristiche tipiche di tutti i tè verdi. A differenza infatti di quello che la gente comune pensa, infatti, la classificazione del tè non si fa in base al colore dell’infuso (anche, ma non in questi termini), ma principalmente in base alle modalità di raccolta e (soprattutto) di lavorazione delle foglie. Quelle del tè verde, vengono dapprima fatte appassire (come qualsiasi tipo di tè), e poi riscaldate, in modo da inibire il processo di ossidazione che caratterizza invece le tipologie di blend noti in occidente come “tè neri” (tra cui l’Assam).
Il riscaldamento delle foglie appassite può essere fatto in due diverse modi: quello cinese, piu classico, prevede l’uso diretto del calore, mentre quello giapponese si caratterizza per l’uso di vapore acqueo.
Alla fase di riscaldamento, viene fatto seguire l’arrotolamento e la finale essiccazione. Classici esempi di questi tipi di tè sono il “Gunpowder”, o il più pregiato “Lung Ching”.
Questa sera avevo un pochino di tempo in più, e ho cercato di fare le cose per bene, riscaldando prima la teiera con acqua calda, non lasciando bollire l’acqua nel bollitore, ma fermandone il riscaldamento subito prima (la temperatura ideale per questo genere di tè dovrebbe essere intorno ai 95°C, avessi un termometro…), e poi lasciando in infusione solo per quei 5-6 minuti durante i quali il tè verde rilascia i suoi sapori. Il risultato è piuttosto soddisfacente, anche se il mio palato continua a far fatica ad abituarsi a bere il tè non zuccherato (ormai sono arrivato a 3/4 di cucchiaino da tè, un po alla volta sparirà…), ma sono ben coscente dei danni che il sapore dello zucchero fa al delicato sapore dell’infuso.
Tornando all’infuso, chiaro come caratteristica dei tè verdi, si rivela al palato molto fresco e delicato, mettendo in risalto il sapore amaro della menta. Un tè di indubbia qualità, nemmeno lontanamente paragonabile a quelle che in bustina vengono spacciate per “tè alla menta” a detta di Laura, che le aveva provate ed ha quindi un oggettivo metro di giudizio.
com’è sta nuova mania del tea? 😀
Ah, ma non è nuova, è roba vecchia 🙂
Semplicemente ho iniziato a scrivere… sono del parere che esporre le cose contribuisce a fissarle in memoria, a costringere a dar loro un senso logico, ad organizzare e relazionarle tra di loro.
In più, c’è l’aspetto del condividere le quattro cose che ho imparato a riguardo… 🙂
Io la cultura della teiera non l’ho mai capita 😐 ma influisce davvero sul sapore il modo con cui si salda l’acqua?
‘njoy
Guarda, non saprei darti una risposta vera e propria. Ho letto un po di cose, come ad esempio che l’acqua, nel momento in cui bolle perde parte del suo ossigeno (ovviamente, fa perte del processo di ebollizione) e quindi rende il tè meno buono.
Ho letto anche che scaldare prima la teiera, e lasciando aprire le foglie del tè prima di versarci sopra l’acqua, consente di migliorare la qualità dell’infuso, rilasciando meglio e maggiormente le qualità del tè.
Detto questo, non ho ancora mai avuto l’occasione di fare la prova scentifica, quindi mi fido degli esperti, e ti dico che qualcosa cambia. Probabilmente il mio palato è ancora troppo “grezzo” per poterlo sentire 🙂