Fonte: [Quel tiro all’indulto – Corriere della Sera]
Sarà colpa della fretta, vista la tarda ora in cui la notizia è arrivata. Sarà anche il frutto di indicazioni investigative che si sono dimostrate, nel giro di poche ore, fragili e fuorvianti. O anche, a voler concedere un’ulteriore attenuante, l’aspetto di verosimiglianza che tutta la storia, a cominciare dal profilo del suo protagonista, ha messo in mostra. Fatto sta che colpisce la facilità con cui tutti i telegiornali e i giornali, compreso il nostro, hanno accolto la tesi della colpevolezza del tunisino ingiustamente accusato di aver fatto strage della sua famiglia in provincia di Como. E colpisce anche la reiterata attitudine a caricare il provvedimento di indulto approvato quest’estate di valenze negative che vanno ben al di là della sua reale portata. Come se l’indulto fosse la causa di una criminalità vecchia e nuova che sconvolge l’Italia da ben prima dell’applicazione di quel provvedimento. Discutere dell’indulto è ovviamente lecito e persino doveroso. E’ demagogico invece stabilire un nesso logico ed emotivo permanente tra l’indulto e qualunque manifestazione criminale insanguini l’Italia. O gridare all’infamia dell’indulto per ogni omicidio commesso in Italia. E’ sbagliato creare mostri, sempre. Ma anche fare di una legge un mostro. Sbagliato. E troppo facile.
Dopo la tremenda cantonata presa nelle ultime ore riguardo alla “strage di Erba”, che tutti i giornali (o quasi) avevano già attribuito a Azouz Marzouk, vittima ideale e primo “indagato” quindi colpevole, rivelatosi invece in Tunisia al momento dei fatti, il Corriere è il primo a fare retromarcia.
Con questo pezzo particolarmente illuminato, che pare quasi un testo di scuse, colpisce in pieno nel segno, anche se non ne spiega completamente le cause.
E’ ora che il giornalismo italiano (soprattutto, ma non solo) faccia una seria analisi di coscenza e prenda atto che nell’era dell’informazione, quest’ultima vale molto piu del potere legislativo ed esecutivo a cui ci aveva abituati lo scorso secolo, e nonostante tutto, piu del “dio denaro” che aveva caratterizzato gli anni fino al 2001 (idealmente). Senza informazione, oggi, non c’è potere.
Ed è bene che chi ce l’ha, impari ad usarlo con coscenza.